Collezioni librarie

Aggiornato il: 12/06/2023

Il patrimonio librario della biblioteca al dicembre 2022 è così articolato:

  • 39 volumi del XV secolo;
  • 1.638 volumi del XVI secolo;
  • 2.268 volumi del XVII secolo;
  • 50.527 volumi e opuscoli del periodo compreso tra il XVIII-XXI secolo, di cui circa 6.000 di interesse locale e 3.500 di editoria e tipografia pratese.

Sono inoltre presenti un numero considerevole di pubblicazioni minori (atti di associazioni sindacali, politiche, religiose, ricreative, ...).

Il patrimonio librario si è costituito nei secoli grazie a donazioni di famiglie e personalità pratesi che hanno legato la Biblioteca alla città. Una delle prime donazioni fu fatta dal giudice e notaio pratese Bernardino Piazzini nel marzo del 1727, a cui seguì quella del canonico Giovan Battista Casotti nell'agosto 1737. Nell'Ottocento donarono le proprie biblioteche l'avvocato Giovacchino Benini e Adele Guerrazzi Mazzoni. Il patrimonio librario fu anche incrementato con l'acquisizione delle "librerie" di alcuni conventi soppressi della città e grazie all'opera appassionata di eruditi come Cesare Guasti e dei bibliotecari: da monsignor Ferdinando Baldanzi a monsignor Giovacchino Limberti e monsignor Giovanni Pierallini, dal canonico Luigi Sacchi al canonico Giovacchino Pelagatti.

Fondo Bernardino Piazzini

Il Fondo è costituito dalla biblioteca privata donata “inter vivos” dal notaio e giudice pratese Bernardino Piazzini (Prato 16 ottobre 1651 - 18 dicembre 1734) e da suo fratello Anton Luigi (Prato 25 settembre 1652 - 12 gennaio 1727), dottore in legge.
La “libreria” Piazzini era costituita “quasi tutta in libri legali” e giunse in biblioteca nel marzo 1727, dopo la morte di Anton Luigi Piazzini. Tra i libri dei fratelli Piazzini erano presenti anche quelli appartenuti al padre Carlo di Bernardo (n. Livorno 19 febbraio 1624), cittadino pratese dal 1653, membro dell’Accademia dei Semplici di Prato, noto nel mondo culturale pratese come autore di una commedia intitolata La Frine, rappresentata presso il teatro pubblico di Prato nel 1673.

Fondo Convento dei Carmelitani scalzi

Il fondo è costituito dai volumi appartenuti al Convento dei Carmelitani scalzi (detti anche "Teresiani") di Prato e donati dal Regio Governo alla Biblioteca Roncioniana negli anni Settanta dell'Ottocento.
Ai Carmelitani scalzi nel 1818 fu assegnato il Convento di San Francesco nel quale dal 1228 al 1808 avevano abitato i "Minori Conventuali".
I Carmelitani provenivano dal monastero di S. Maria della Pietà dove si erano a loro volta stabiliti a partire dal 1699.
Nell’inventario stilato all’atto della consegna sono elencati 50 volumi editi nel Cinquecento e ca. 1560 fra volumi e opuscoli, in edizioni in massima parte del Sei-Settecento. Sono inoltre elencati alcuni periodici dell’Ottocento rilegati in volume.
La biblioteca del Convento dei Carmelitani era costituita in prevalenza da opere di teologia, diritto canonico, catechismo, storia sacra, erano inoltre presenti vite di santi e beati, repertori, ma anche opere di autori classici latini e italiani.
La biblioteca ha probabilmente assimilato i resti della preesistente biblioteca dei Minori Conventuali.

* Sul fondo librario si veda: Biblioteca Roncioniana, Manoscritti roncioniani, n. 999, ins. 3b.
** Sulla storia dei Carmelitani scalzi a Prato: F. Puttini, "Da S. Maria della pietà a S. Francesco" (Carmelo toscano 1999)

Fondo Dino Fiorelli

I libri, le "carte" e altri oggetti appartenuti a Dino Fiorelli sono giunti alla Biblioteca Roncioniana in seguito ad atto testamentario nel 1979. Il fondo librario comprende circa 760 volumi di argomento storico e letterario.

Dino Fiorelli, nacque a Prato l’11 dicembre 1904 dove morì il 20 aprile 1979.
Giornalista, saggista, poeta, negli anni Venti pubblica i saggi "Della natura degli italiani e il dramma dell’intelligenza" (Roma, Sigfrido 1928)e "Borghesismo: paradosso contro il mio tempo" (Torino, Edizioni del Baretti 1929). Nel biennio 1929-1930, con altri giovani intellettuali pratesi pubblicò tra Prato e Roma il periodico «Strabisenzio». Entrato molto presto nel PNF, ne uscì nell’ottobre 1924. Conosciuto per la verve di polemista dal 1934 al 1937 fu spedito al confino nell’isola di Ponza.
Dopo il periodo bellico riprese a pubblicare saggi e raccolte di versi tra le quali Elegie del tempo perduto (Prato, Cupolin degli Ori 1957) e Lasciatemi divertire ( Prato, Bechi 1972). Dal 1954 collaborò alla rivista «Archivio storico pratese» e dal 1956 alla rivista romana «Pensiero nazionale».

Tra i suoi contributi più interessanti sulla storia pratese è da ricordare il saggio "Fermenti popolari e classe dirigente a Prato dal 1896 all’armistizio del 1918", pubblicato nel 1964 sul n. 40 di «Archivio storico pratese» e poi ristampato in volume nel 1976.

*Su Dino Fiorelli cfr. “Scrittori pratesi del Novecento da Malaparte a Veronesi. Antologia”, a cura di E. Pellegrini e F. Gurrieri, Firenze, Polistampa, 2009, pp. 461-462.

Fondo Giovacchino Benini

Giovacchino Benini donò la propria biblioteca e l’archivio nel dicembre 1858. La biblioteca era costituita da oltre 3000 tra volumi, opuscoli e periodici rilegati per annate. I libri furono opportunamente etichettati presso l’abitazione del Benini tra il marzo 1859 e il marzo dell’anno successivo e giunsero in Biblioteca nel dicembre 1867, dopo la morte del donatore.
Nella biblioteca del Benini erano presenti testi di argomento prevalentemente storico, biografico e letterario in edizioni del Sette-Ottocento, molte delle quali in francese.

Giovacchino Benini nacque a Prato il 23 febbraio 1799. Avvocato, non esercitò la professione, ma amministrò due farmacie di proprietà della famiglia. Figura centrale per la vita culturale pratese della prima metà dell’Ottocento, Benini fu amico di Vincenzo Salvagnoli e in stretto contatto con Giovan Pietro Vieusseux. Creò nella propria abitazione un salotto letterario e contribuì in prima persona a far nascere l’industria editoriale pratese. Si interessò prevalentemente di studi biografici e suoi contributi furono pubblicati nel “Calendario pratese”, rivista fondata da Cesare Guasti. Morì il 15 dicembre 1866.

* Sul fondo librario: Biblioteca Roncioniana, Manoscritti roncioniani, nn. 803, 806 e 999.
** Su Giovacchino Benini cfr. “La cultura letteraria a Prato dal Medioevo all’Ottocento. Dizionario”, a cura di G. Pestelli, Prato, Piano B, 2011, pp. 50-51.

Fondo Giovan Battista Casotti

Il fondo è costituito dalla biblioteca privata e dai manoscritti donati dal conte canonico Giovan Battista Casotti nel 1731. "La libreria e suoi annessi" entrarono a far parte delle collezioni della biblioteca, dopo la morte del donatore, nell'agosto 1737. Nel complesso pervennero alla biblioteca ca. 1300 fra volumi e opuscoli, dei quali 5 incunaboli e 219 cinquecentine. Nell’inventario relativo al primo consistente nucleo di volumi donati, datato 22 agosto 1731 e sottoscritto dallo stesso Casotti, i libri erano divisi nelle seguenti materie: Biblia sacra; Libri studio sacrae scripturae; Commentaria in Vetus et Novum Testamentum; Libri ad theologiam pertinentes; Libri pertinentes ad doctrinam christianam; Libri ecclesiastici; Apparatus ad omnigenam historiam; Historia sacra et ecclesiastica; Libri concernentes historiam prophanam; Libri pertinentes ad philosophiam; Libri gramaticorum; Poetae et libri pertinentes ad poesiam; Libri pertinentes ad philologiam.

Giovan Battista Casotti nasce a Prato il 21 ottobre 1669 da Giovan Ludovico e da Maria Porzia Raffaelli, in una famiglia nobile d’origini bolognesi. Dopo i primi studi pratesi, in qualità di chierico, si perfezionò in ambito letterario a Firenze, dove i Medici lo accolsero a corte. Presi i voti, dal 1702 diresse l'Accademia dei nobili e insegnò geografia e filosofia morale. Dieci anni più tardi insegnò storia sacra e profana presso lo studium fiorentino, ma per volontà di Cosimo III dovette abbandonare l’incarico e entrare al servizio del futuro elettore di Sassonia, Federico Augusto.
Figura emblematica dell’erudizione toscana settecentesca, protesa alla ricerca filologia e al riordino del materiale preesistente, Casotti si dedicò in particolare allo studio dell’opera di Benedetto Buonmattei e a quella di Giovanni Della Casa.
Nel 1720, a seguito di una malattia, tornò nella città natale, dove ottenne un canonicato nella cattedrale e fu accolto dall'Accademia degli Infecondi. Già in precedenza, militava nella Crusca e nell'Accademia fiorentina, di cui fu censore nel 1709 e consigliere nel 1714. Era noto in Arcadia, con lo pseudonimo di Dalisto Maicerate. Fu accademico degli Innominati di Bra e degli Apatisti. Nel 1726 in precarie condizioni di salute si trasferì all’Impruneta, dove morì il 16 luglio 1737.

* Sul fondo librario si veda: Biblioteca Roncioniana, Manoscritti roncioniani, n. 1126.
** Su Giovan Battista Casotti cfr. “La cultura letteraria a Prato dal Medioevo all’Ottocento. Dizionario”, a cura di G. Pestelli, Prato, Piano B, 2011, pp. 90-92.

Fondo Giulio Giani

La biblioteca privata e le carte di Giulio Giani pervennero in dono alla Biblioteca Roncioniana nel 1920.

Giulio Giani nacque a Pisa il 6 dicembre 1841. Insegnante, seguì poi la carriera di direttore didattico, dirigendo scuole a Genova, Caserta, Perugia e Prato. Fin dai primi anni Sessanta dell’Ottocento Giulio Giani partecipò alla vita culturale e politica scrivendo per i giornali e pubblicando opuscoli. Accostatosi ai progressisti più in vista del tempo, strinse amicizia con Guerrazzi, Brofferio e Ausonio Franchi. Pubblicò numerosi contributi di ambito filologico e storico. Nel 1916 diede vita alla rivista “Archivio storico pratese”, che ospitò vari suoi scritti eruditi di argomento locale.
Morì a Prato il 24 aprile 1918.

** Su Giulio Giani cfr. “La cultura letteraria a Prato dal Medioevo all’Ottocento. Dizionario”, a cura di G. Pestelli, Prato, Piano B, 2011, pp. 183-185.

Fondo Olimpia Muzzi

Il fondo è costituito da un piccolo nucleo di libri (ca. 70) appartenuti a Luigi Muzzi, sue opere o a lui concernenti. I libri furono donati, assieme ai manoscritti del letterato pratese e alle carte di famiglia, il 21 aprile 1873 dalla figlia Olimpia.

Luigi Muzzi nacque il 4 febbraio 1776 a Prato da Giovanni e Carlotta Cantini. Fu copista nell’Istituto di scienze lettere ed arti di Bologna, pubblico ripetitore d’eloquenza italiana e latina nell’Università di Bologna e professore di belle lettere. In Milano fu capo d’uffizio nella segretaria generale dell’Istituto reale di scienze, lettere e arti e poi a Firenze coadiutore per le lingue nella I. e R. Biblioteca Mediceo-Laurenziana. Si interessò di filologia, epigrafia e curò l’edizione di testi antichi. L’11 maggio 1824 fu eletto accademico corrispondente della Crusca. Si devono al Muzzi l’edizione del "Volgarizzamento del Trattato della invidia de’ letterati" di Benedetto Menzini (Bologna, Nobili 1820 e poi Venezia, Alvisopoli 1828), il volume "Fiore d’Italia" (Bologna, Romano Turchi 1824) e l’opuscolo "Tre epistole latine" di Dante Alighieri (Prato, Giachetti 1845). Luigi Muzzi si sforzò di regolare teoricamente l’epigrafia e produsse una notevole quantità di iscrizioni che raccolse in dieci centurie, pubblicate con vari editori tra 1827 e il 1846. Morì a Prato il 15 marzo nel 1865.

* Sul fondo librario: Biblioteca Roncioniana, Manoscritti roncioniani, 887, ins. 7, Libri donati alla Roncioniana.
** Su Luigi Muzzi cfr. "La cultura letteraria a Prato dal Medioevo all’Ottocento. Dizionario", a cura di G. Pestelli, Prato, Piano B, 2011, pp. 251-252.