Patrimonio archivistico

Aggiornato il: 23/10/2022

Manoscritti roncioniani

Il fondo è un punto di riferimento obbligato per chi voglia studiare la storia locale e toscana, raccoglie molti manoscritti (1207 pezzi fra codici e buste) pervenuti alla biblioteca tramite donazioni effettuate prevalentemente nel periodo compreso tra la metà del Settecento e la fine dell’Ottocento.
Il primo nucleo di manoscritti fu donato dal canonico Giovan Battista Casotti nel 1731. Si aggiunsero nel 1845 quelli donati da Giovanni Battista Rossi, vescovo di Pistoia e Prato, tra il 1859 e il 1867 quelli raccolti dall’avvocato Giovacchino Benini. Nel 1871 pervennero alcuni codici che avevano fatto parte dell’Archivio del Patrimonio ecclesiastico di Prato e dell’Archivio della Curia diocesana di Prato.
Fra le altre donazioni di rilievo si possono poi ricordare quelle del marchese Giovanni Geppi, di mons. Ferdinando Baldanzi, di mons. Giovanni Pierallini, del conte Alfonso Muzzarelli, della famiglia Muzzi, del canonico Giovacchino Pelagatti, di Attilio Carradori, di Apollo Lumini e di Angiolo Badiani.

Carte Guasti

I manoscritti di Cesare Guasti (1822-1889), noto storico ed erudito, vennero acquisiti dalla biblioteca Roncioniana nel 1922.
La raccolta, che è costituita da 959 buste, ha una notevole importanza anche come fonte per la storia locale, ma soprattutto per lo studio della figura di Cesare Guasti e dei suoi rapporti con la società toscana e italiana dell’Ottocento.
La raccolta è divisa in 4 sezioni:
1. la prima (numeri di inventario 1-185), che ruota intorno ai manoscritti delle opere del Guasti, comprende anche vari scritti relativi a lavori incompiuti o inediti, appunti di argomento storico-letterario e biografico, copie di carteggi, documenti relativi alla storia di Prato e alla Toscana;
2. nella seconda sezione (numeri di inventario 186-321) sono raccolti manoscritti databili dal XV al XVII secolo, che Cesare Guasti acquistò nel corso della sua vita, e una significativa collezione di autografi di storici, letterati e artisti;
3. la terza sezione (numeri di inventario 322-423) si compone dei carteggi che lo studioso ebbe con storici, letterati e artisti del suo tempo;
4. la quarta sezione raccoglie le opere pubblicate dal Guasti (numeri di inventario 437-880). Le pubblicazioni a lui dedicate (numeri di inventario 881-898) e altre pubblicazioni raccolte dallo studioso (numeri di inventario 899-959).

Manoscritti Caccini Del Vernaccia

I documenti facenti parte dell’archivio delle famiglie fiorentine Caccini e del Vernaccia furono donati nel 1932 dal pratese Michelangelo Calamai.
L’archivio, per il quale esiste un inventario per unità archivistica, è costituito da 1277 fra registri e buste che contengono un carteggio di oltre 124.000 lettere.
Fra i molti documenti possiamo notare libri e registri contabili, relativi al periodo 1474-1504, che riguardano la gestione di una fornace fiorentina; documenti di varia natura che si riferiscono a lavori pubblici effettuati in Toscana tra il 1522 e il 1592. Si possono inoltre individuare altri gruppi di documenti relativi alla lavorazione e alla filatura della lana nei secoli XV e XVI; alla lavorazione dei tessuti agli inizi del XVIII secolo; all’arte e il commercio della seta nella prima metà del XVII secolo.
Di notevole consistenza è poi la documentazione relativa alla gestione di fattorie e tenute possedute dalle due famiglie in varie parti della Toscana, databili tra il 1627 e il 1839.
La parte del fondo più importante è sicuramente il carteggio di Ugolino del Vernaccia, fonte di notevole importanza per lo studio del commercio nel XVII secolo; per le sue lettere provenienti da Lione, Vienna, Amsterdam, Bruxelles, Francoforte, Cracovia, Londra... rappresenta una vero e proprio carteggio internazionale.

Archivio Dino Fiorelli

Le "carte", i libri e altri oggetti appartenuti a Dino Fiorelli sono giunti alla Biblioteca Roncioniana in seguito ad atto testamentario nel 1979.
L'Archivio Dino Fiorelli è costituito da 52 buste contenenti documenti, memorie e carteggi prodotti da Fiorelli nel corso della sua vita e delle sue varie attività culturali. Allegata all'Archivio Dino Fiorelli è una busta contenente le carte prodotte dal padre e la madre di Dino Fiorelli che costituisce l'Archivio di Giovacchino e Amedea Fiorelli.
L'Archivio è stato inventariato nel 2014 da Francesca Sofia Moncelli che sulle "carte" Fiorelli ha svolto la propria tesi di laurea tenuta presso l'Università degli Studi di Firenze.

Dino Fiorelli, nacque a Prato l’11 dicembre 1904 dove morì il 20 aprile 1979.
Giornalista, saggista, poeta, negli anni Venti pubblica i saggi "Della natura degli italiani e il dramma dell’intelligenza" (Roma, Sigfrido 1928) e "Borghesismo: paradosso contro il mio tempo" (Torino, Edizioni del Baretti 1929). Nel biennio 1929-1930, con altri giovani intellettuali pratesi pubblicò tra Prato e Roma il periodico «Strabisenzio». Entrato molto presto nel PNF, ne uscì nell’ottobre 1924. Conosciuto per la verve di polemista dal 1934 al 1937 fu spedito al confino nell’isola di Ponza.
Dopo il periodo bellico riprese a pubblicare saggi e raccolte di versi tra le quali "Elegie del tempo perduto" (Prato, Cupolin degli Ori 1957) e "Lasciatemi divertire" ( Prato, Bechi 1972). Dal 1954 collaborò alla rivista «Archivio storico pratese» e dal 1956 alla rivista romana «Pensiero nazionale».
Tra i suoi contributi più interessanti sulla storia pratese è da ricordare il saggio "Fermenti popolari e classe dirigente a Prato dal 1896 all’armistizio del 1918", pubblicato nel 1964 sul n. 40 di «Archivio storico pratese» e poi ristampato in volume nel 1976.

*Su Dino Fiorelli cfr. “Scrittori pratesi del Novecento da Malaparte a Veronesi. Antologia”, a cura di E. Pellegrini e F. Gurrieri, Firenze, Polistampa, 2009, pp. 461-462.

Archivio Ruggero e Giuseppe Nuti

Le "carte" e i libri appartenuti a Ruggero e Giuseppe Nuti sono giunte alla Biblioteca Roncioniana nel 2008 in seguito ad atto testamentario.
L'Archivio Nuti è attualmente in corso di inventariazione e studio.

Ruggero Nuti nacque a Prato nel 22 ottobre 1890 in una famiglia di umili origini. Autodidatta coltivò gli studi storici interessandosi alla storia della sua città. Impiegato del Comune di Prato nel 1922 ebbe l’incarico di riordinare le carte dell’Archivio storico, lavoro che lo impegnò fino al 1931. Nel 1927 divenne amministratore e redattore della rivista «Archivio storico pratese» che accolse il suo "Inventario dell’Archivio antico del Comune di Prato" e vari saggi sulle antiche famiglie pratesi, sulla topografia medievale della città e sulle vicende relative alla costruzione sulla linea ferroviaria Firenze- Bologna. Collaborò anche con quotidiani come «La Nazione» e «L’Avvenire d’Italia» ai quali inviava brevi articoli in cui esaminava curiosità e avvenimenti minori della storia e della vita pratese del passato. Del 1947 è la sua pubblicazione più importante, l’edizione degli "Statuti dell’arte della lana in Prato (Sec. XIV-XVIII)" realizzata in collaborazione con Renato Piattoli (Firenze, Tip. Giuntina).
Ruggero Nuti morì a Prato il 3 dicembre 1955.


Giuseppe Nuti figlio di Ruggero nacque a Prato il 16 novembre 1922.
Docente per alcuni anni del Liceo Cicognini, poi si dedicò all’insegnamento privato. Nei primi anni Settanta fu scelto per coordinare il gruppo di studio che aveva avuto l’incarico da parte del Comune di Prato di progettare e realizzare una biblioteca pubblica. La Biblioteca Comunale è inaugurata nel 1978 e Giuseppe Nuti ne è il direttore fino al suo pensionamento avvenuto nel 1987. Giuseppe Nuti partecipa alle più rilevanti iniziative culturali realizzate a Prato a partire dagli anni Quaranta e, appassionato lettore e studioso di storia locale, collabora con recensioni e saggi alle riviste pratesi «Archivio storico pratese», «Prato storia e arte», «Progress», «Crocevia». Tra i suoi contributi più significativi si ricordano i saggi: "Prato nel principato mediceo", in "Storia di Prato", vol. 2 (Prato, Cassa di risparmi e depositi 1980); "Vita culturale e religiosa", in "Prato e i Medici nel ‘500. Società e cultura artistica", in collaborazione con C. Paoletti e A. Petri (Roma, De Luca 1980) e "Tipografia e cultura a Prato nell’Ottocento", in "Ex Libris, tipografia e cultura a Prato nell’800" a cura di S. Cavaciocchi (Firenze, Le Monnier 1985).
Giuseppe Nuti morì nella sua casa di Prato il 15 dicembre 2007.

*Su Ruggero e Giuseppe Nuti cfr. “Scrittori pratesi del Novecento da Malaparte a Veronesi. Antologia”, a cura di E. Pellegrini e F. Gurrieri, Firenze, Polistampa, 2009, pp. 505-508.